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  • Nicoletta Martelletto

Giulietta & Romeo sono spagnoli

Nel Sud dell’Aragona una storia d’amore e morte, la più antica in Europa ad essere ben documentata a Teruel (Spagna). Juan Diego de Marcilla e Isabel de Segura nel XIII secolo furono protagonisti di una passione mai consumata e per questa morirono. Le mummie sono visitate da secoli. E ora sono in un mausoleo.



Shakespeare se ne farà una ragione. I più datati Giulietta e Romeo della storia europea sono spagnoli. Incredibilmente belli e rovinosamente giovani. Si amarono senza potersi sposare, il dolore fece loro scoppiare il cuore. Una tragedia del XIII secolo consumata di desiderio e passione inespressa. « Murieron como vivieron, y como cuando vivían uno por otro morían uno per otro murieron » : Juan de Tasis de Peralta, nobile poeta spagnolo del periodo barocco è uno dei cantori degli Amanti di Teruel. Morirono come vissero – scrisse a fine Cinquecento – uno per l’altro: e quando uno morì, l’altro non potè sopravvivere.


La terra iberica ha celebrato in più occasioni in letteratura ed arti figurative la storia di Juan Diego de Marcilla e Isabel de Segura, separati dalla ragion familiare esattamente come avvenne per Giulietta e Romeo. Ma quella che in Spagna a tutt’oggi passa ancora per una « leyenda » ha due mummie visitate da secoli e un ampio e documentato retroterra storico rispetto ai Montecchi e Capuleti, di cui scrisse per primo nel 1530 il vicentino Luigi Da Porto col titolo Historia nuovamente ritrovata di due nobili amanti.


L’ispirazione a sua volta, oltre che dai castelli di Montecchio Maggiore che Da Porto vedeva dalla sua villa di Montorso, deriva forse da una novella di metà Quattrocento di Masuccio Salernitano. Il vescovo Matteo Bandello nel 1554 pubblicò un’analoga vicenda, il tutto valicò le Alpi con un poema in versione francese (Boiastuau) e poi inglese (Brooke). William Shakespeare raccolse tutto e consegnò al mito. Gli studiosi di letteratura comparata hanno però retrodatato l’albero geneaologico di Giulietta e Romeo fino alla novella Girolamo e Salvestra di Boccaccio, nel 1353, unico testo dalle sfumature drammatiche in mezzo alle evasioni del Decamerone.


I fatti di Teruel però sembrerebbero incontrovertibili e oggi sono in parte la fortuna di questo centro di 30 mila abitanti nel sud dell’Aragona, città Unesco per le svettanti torri d’architettura mudejar, dove la terza settimana di febbraio per San Valentino si celebrano Las Bodas de Isabel de Segura. È la rievocazione storica che dal 1997 fa rivivere la saga di Isabel e Juan Diego, il cui amore – cantò Francisco Lopez de Zarate – brilla come una stella che luna e sole non potranno oscurare.


Nel 2005 la municipalità di Teruel ha costruito un mausoleo che è attrazione turistica: un percorso storico che culmina nella visione delle tombe marmoree realizzate pressochè gratuitamente da Juan d’Avalos, lo scultore che rispose all’appello lanciato dal quotidiano locale nel 1950 per dare una sistemazione dignitosa alle mummie dei giovani amanti. L’artista spagnolo trasformò la morte in un viaggio sereno, come traspare dai volti degli innamorati, le cui mani si sfiorano senza unirsi. Attorno alle tombe si ascoltano le registrazioni di operette e si vedono spezzoni di film legati alla leggenda, oltre al murale di Jorge Gay e ai bozzetti di Antonio Muñoz Degrain per la tela oggi al Museo del Prado.


Le guide del Mausoleo sono addestrate alla scuola drammaturgica e narrano con grande pathos del sepolcro nell’annessa chiesa di San Pedro: qui nel 1555 nella cappella dei Santi Cosma e Damiano le due mummie vennero trovate in una cassa, accompagnate da un documento notarile.vJuan de Marcilla e Isabel de Segura giocano insieme fin da bambini. Lui di famiglia benestante, una nobiltà agricola che subisce alterne fortunte. Lei figlia di commercianti che aspirano ad ulteriori ricchezze. L’amicizia diventa amore e Juan chiede la mano di Isabel: il padre la nega, perché lui non è un buon partito. Avrà però cinque anni di tempo per fare fortuna. Juan si imbarca, anche come crociato, mentre Isabel resiste a vari pretendenti proposti dal padre e sognando in cuor suo il ritorno dell’amato.


Finché allo scadere del quinto anno la giovane deve capitolare : diventa moglie del fratello del signore di Albarracin. E’ il 1271: nel giorno delle nozze, rientra in città Juan, finalmente ricco: sente le campane suonare a festa e chiede ai paesani il motivo. Si precipita a casa Segura durante il ricevimento e incontra Isabel : le chiede un solo bacio per non morire d’amore. Ma lei si nega: «Sono sposata, non posso». Juan muore ai suoi piedi, con rabbia del neomarito che, per non essere accusato di averlo ucciso, la sera trascina il corpo per strada e lo abbandona davanti alla casa dei Marcilla. Isabel è scossa dal rimorso e decide che andrà al funerale: verrà celebrato nella chiesa di San Pedro ed è lì che Isabel vestita a lutto si presenta prima che chiudano la cassa.


Davanti al feretro dà a Juan quel lieve bacio negato in vita: in quel momento anche il suo cuore cessa di battere, in un ultimo lirico abbraccio.Le famiglie decidono di seppellirli insieme. Saranno traslati due volte, le mummie – di cui è stato estratto anche il Dna e postdatato di cent’anni, al XIV secolo -esposte per decenni senza protezione. Fino al Mausoleo, che oggi è il loro tempio d’amore.

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